Il dimagrimento consiste nella diminuzione del nostro peso corporeo dovuta a una riduzione dei depositi di grasso. Tale riduzione può verificarsi in seguito a un regime dietetico ipocalorico o a causa di una malattia. Ormai nella nostra società, sempre più spesso si ricorre a uno specialista in scienze dell’alimentazione, più comunemente noto come il dietologo, per cercare di dimagrire piuttosto che per ingrassare.
Che cos’è l’equilibrio ponderale
Per bisogno calorico o energetico si intende la quantità di energia fornita dagli alimenti (calorie), necessaria per coprire i bisogni energetici nelle varie età e per mantenere inalterato il bilancio energetico dell’organismo ai fini di un regolare accrescimento:il termine bilancio energetico indica la differenza tra energia introdotta ed energia spesa; la parte eccedente di tale energia viene immagazzinata come riserva energetica la quale aumenta in caso di alimentazione in eccesso e diminuisce se l’alimentazione è insufficiente. Le maggiori riserve energetiche si trovano nel tessuto adiposo sotto forma di trigliceridi. Per ottenere un aumento di un grammo del peso corporeo occorrono in media 7 kilocalorie (la kcal è un’unità di misura dell’energia ed è stata chiamata in questo modo perché si manifesta come calore). Esiste un fabbisogno energetico di base (il metabolismo basale) e un fabbisogno energetico di attività, i valori dei quali cambiano con l’età: nel neonato il metabolismo basale è pari a 40 kcal per kg di peso corporeo e il metabolismo energetico è pari a 45, nell’adulto i valori divengono rispettivamente 27 e 16. Quando l’apporto o il fabbisogno energetico si discostano considerevolmente per lungo tempo da questi valori medi, spostandosi verso il basso o verso l’alto, si va incontro al dimagrimento o all’obesità. Per un corretto apporto energetico va considerato il cosiddetto equilibrio alimentare, secondo il quale deve esistere una proporzione ideale tra le nostre tre fonti di nutrimento principali: glucidi, protidi e lipidi.
Glucidi
Composti chimici conosciuti anche come carboidrati o zuccheri. Si tratta di sostanze indispensabili per il nostro organismo in quanto forniscono l'energia necessaria per le attività di tutti i muscoli, compreso il cuore, inoltre costituisce il nutrimento delle cellule nervose, cervello compreso. Li introduciamo nel nostro organismo attraverso la dieta, in particolare mangiando alimenti di origine vegetale (frutta, verdura, cereali ecc..); meno con quelli di origine animale.
Protidi
Complesse sostanze organiche e macromolecole conosciute anche come proteine, composte da elementi più semplici, gli amminoacidi, indispensabili per la costruzione e la sostituzione delle parti logorate e dei tessuti. Inoltre, svolgono importanti funzioni tra cui la composizione degli ormoni, dell'emoglobina, degli enzimi e degli anticorpi. I protidi sono presenti negli alimenti sia di origine vegetale sia animale; le fonti più ricche sono rappresentate da carne, latte, formaggi, uova, pesce.
Lipidi
Sostanze di origine animale o vegetale, presente in tutti gli organismi viventi e meglio note come grassi. La loro principale funzione è quella di fornire energia al nostro corpo per compiere le sue attività, però servono anche a proteggerci dal caldo e dal freddo ed assorbire alcune vitamine che si sciolgono nei grassi, dette pertanto liposolubili. Queste sostanze vengono assunte con l'alimentazione, in particolare sono presenti nell'olio d'oliva e di semi, nella carne, salumi, frutta secca.
Le malattie che provocano dimagrimento
Sono diverse e numerose le malattie nelle quali è costante una riduzione del nostro peso corporeo. Esistono delle forme di dimagrimento primitive e delle forme secondarie. Tra le forme primitive distinguiamo delle magrezze costituzionali cioè esclusivamente scarsità del tessuto adiposo nelle quali entrano in gioco la tendenza della famiglia, la mancanza di disturbi organici e delle forme non costituzionali attribuibili ad alterazioni a carico dell'intestino, responsabili di una diminuita superficie di assorbimento a causa della riduzione del tempo di contatto fra
alimenti e intestino, scarsità di enzimi digestivi o alterazione dei meccanismi di trasporto attraverso le pareti intestinali.
Le forme secondarie sono numerose e possono essere dovute a cause diverse: alterata digestione degli alimenti, (ipersecrezione acida, insufficienza pancreatica o biliare ecc..), alterata funzionalità dell'intestino tenue, (enterite tubercolare, morbo di Whipple ecc..) o cause extraintestinali (diabete collagenopatie, tireotossicosi ecce..). Esistono poi le sindromi da malassorbimento caratterizzate da un' alterazione della capacità di assorbimento dei princìpi alimentari o le forme di malassorbimento specifico per il galattosio, lattosio e saccarosio, il calcio e il glutine. A tutti questi quadri vanno aggiunte le forme di dimagrimento da depressione, distimia, tossicodipendenza le quali si verificano in assenza di una causa organica accertata.
Infine parliamo della cachessia, quella condizione di massimo dimagrimento che si osserva nei pazienti terminali affetti da una patologia tumorale che testimonia un peggioramento della malattia, al quale si associa una perdita appetito. In questi malati vanno anche considerati casi di malassorbimento dovuti a danni a carico del livello gastroenterico a seguito di radio e chemioterapia.
Le vie nervose dell'appetito
In assenza di malattie organiche di consumo energetico eccessivo per situazione di esercizio fisico estremo e condizioni climatiche particolarmente avverse (al polo e all'equatore si bruciano molte più energie che in clima temperato).
Il controllo del peso corporeo è strettamente correlato alla quantità di cibo ingerito. La regolamentazione dell'assunzione del cibo viene operata da alcuni centri posti all'interno del nostro cervello. Su questi temi agiscono vari neurotrasmettitori che svolgono un'azione che non è quasi mai a senso unico, ma è piuttosto una modulazione che si adatta alle varie situazioni possibili. Avviene che alcuni neurotrasmettitori si trovino a svolgere azioni che sono a volte inibitorie dell'appetito e altre volte fanno aumentare la fame e questo non ha ancora reso possibile etichettare con precisione e in maniera sicura le vie nervose dell'appetito. Di certo sappiamo che nella struttura cerebrale chiamata ipotalamo esistono due centri chiamati centro della fame e centro della sazietà strettamente connessi fra loro. Per spiegare il loro funzionamento è stata elaborata la cosiddetta teoria del centro duale, secondo la quale l'ingestione del cibo è dovuta a impulsi che partono dalcentro della fame, la cui attività però è sotto il diretto controllo del senso della sazietà. Il centro della fame e della sazietànon sono comunque le uniche formazioni deputate al controllo dell'alimentazione. E' sempre nell' ipotalamo un agglomerato di neuroni chiamatonucleo paraventricolare che svolge un'azione di inibizione sull'alimentazione. L'ipotalamo non è l'unico depositario del controllo alimentare in quanto sembra che anche altre strutture cerebrali siano era in grado di modificare in vario modo il comportamento alimentare; queste strutture cerebrali sono ricche di neurotrasmettitori: noradrenalina, adrenalina, dopamina e soprattutto serotonina.
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