Disidratazione nei bambini
Generalità
La disidratazione nei bambini rappresenta una condizione clinica caratterizzata da una eccessiva perdita di acqua. La disidratazione nei bambini è una condizione a cui bisogna dare estrema importanza soprattutto in soggetti che non riconoscono correttamente lo stimolo della sete e che non sono autonomi nell’assunzione di liquidi come anziani, neonati e lattanti, soggetti non autosufficienti. La disidratazione può rappresentare causa di morte anche nelle realtà occidentali. Quando ci si approccia ad un paziente disidratato l’obiettivo è capire quanti liquidi ha perso per cercare di distinguere le emergenze-urgenze, dalle condizioni in cui si può stare più tranquilli.
Esame obiettivo
Presa dei parametri vitali:
- pressione
- polso
- frequenza cardiaca
- stato di coscienza
In più si deve valutare:
- turgore cutaneo
- mucose
- fontanelle
- globi oculari
- temperatura
Un altro elemento essenziale è il TEMPO DI REFILL o di rivascolarizzazione: è un segno prognostico molto precoce di shock, e la regione migliore per evocarlo, specie nel bimbo piccolo è il torace. Per evocarlo è quindi necessario scoprire il torace ed applicare una pressione con la mano, o con due dita se è un lattante per 5 secondi. Tale pressione provocherà uno scolorimento della cute, la quale riprenderà il suo colorito normale entro i 2 secondi fisiologicamente, se il TdR è > a 2 secondi dovrà essere considerato patologico quindi il piccolo paziente potrà a breve distanza di tempo andare incontro a shock.
Un altro dato clinico caratteristico di disidratazione è senso di sete; solitamente è proporzionale al grado di disidratazione, quindi più il bambino chiede di bere maggiore sarà il grado di disidratazione. Questo dato potrà essere valutato solo in soggetto con sensorio integro viceversa non potrà essere preso in considerazione in un soggetto con sensorio compromesso.
– Perdita di peso in breve tempo
– Scarsa reattività;
– Pelle secca e fredda;
– Labbra screpolate e bocca asciutta;
– Sonnolenza o irritabilità;
– Diminuzione del volume delle urine che assumono un colorito scuro;
– Occhi infossati e, nel piccolo bambino, infossamento della fontanella sulla testa;
– Pianto senza lacrime.
Le disidratazioni si distinguono in tre gruppi in base al valore del sodio:
- iponatriemica quando la natriemia è <130 mEq/L
- isoniatremica quando la niatremia si mantiene nel range di normalità quindi tra 130 e 150 mEq/L
- ipernatriemica quando la niatremia è > a 150 mEq/L
La correzione della disidratazione sarà differente nelle tre forme
Cause della disidratazione nei bambini
Le perdite gastrointestinali sono la causa più frequente di disidratazione e possono essere responsabili di tutte le tre forme, ma non sono la sola causa responsabile di disidratazione. Altre cause possono essere:
- diabete
- ustioni
- fibrosi cistica
- diabete insipido.
Nelle forme gastrointestinali tra le cause più frequenti vi è certamente l’enterite o la gastroenterite.
Analisi di laboratorio
- Elettroliti per stabilire se supplementarli o meno;
- Creatinina per capire se la disidratazione ha creato un danno renale;
- Glicemia nel sospetto di una disidratazione da cheatocidosi diabetica.
A distanza di 4 ore verrà eseguito un prelievo di controllo per valutare l’azione della terapia ed eventuali successivi controlli vanno valutati caso per caso.
Quadro clinico
Il quadro clinico consente di capire se il caso possa essere gestito ambulatorialmente oppure se gestirlo in ambito ospedaliero. Ci sono indicazioni assolute relative al ricovero. Tra le prime rientrano:
- disidratazione grave
- compromissione neurologica
- schock
- vomito incoercibile (che impedisce il trattamento per via orale, primo step della terapia della disidratazione)
- una scarsa compliance familiare
Sono invece indicazioni al ricovero:
- l’età
- presenza di febbre
Trattamento
L’obiettivo del trattamento della disidratazione è la reintegrazione rapida dell’acqua e degli elettroliti perduti. Se il paziente è in stato di shock il primo passo è la correzione dello shock. Affinché la reidratazione avvenga correttamente è necessario conoscere:
- quanto ha perso (perdite pregresse);
- quant’è il suo fabbisogno per peso e per età per stabilire la dose di mantenimento;
- quanto continua a perdere (perdite subentranti).
Le perdite pregresse possono essere calcolate o partendo da un peso di riferimento recente, oppure, qualora quest’ultimo non fosse noto si valuterà unicamente lo stato di disidratazione secondo i parametri precedentemente illustrati.Il fabbisogno in base al peso si ricava da tabelle predefinite.
La reidratazione può essere effettuata:
- per via orale con sondino naso-gastrico;
- per via venosa.
La via orale è la terapia di prima scelta perché può essere effettuata sempre ed in qualunque condizione, anche in caso di disidratazione associata chetoacidosi ed ancora sia che si tratti di forma iponatriemica, sia che si tratti di forma ipernatriemica. E’ la via più semplice in quanto può essere praticata anche a domicilio evitando l’ospedalizzazione.
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