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Enuresi: la pipì a letto


L'enuresi è una condizione che colpisce i bambini anche fino a 15 anni di età
                                                           Enuresi : la pipì a letto

Definizione

Si definisce enuresi (pipì a letto) una minzione completa involontaria che avviene durante il sonno oltre l’età in cui il controllo vescicale dovrebbe essere acquisito. Secondo una definizione del DSM- IV, effettuate in base alla frequenza degli episodi enuretici, enuretico è chi “bagna il letto” almeno 2 volte la settimana per tre mesi consecutivi.

Epidemiologia

L’enuresi è un disturbo molto diffuso in Italia ed è piuttosto frequente tra la popolazione pediatrica. Infatti circa 1 milione di bambini tra i 6 e i 14 anni  fa la pipì a letto. Il limite temporale entro cui viene raggiunto tale controllo e il 5° anno per le femmine e il 6° anno per i maschi. L’incidenza dell’ enuresi varia in base all’età.

  1. All’età di 5 anni bagna il letto oltre il 10-15% dei bambini.
  2. All’età di 10 anni il disturbo è presente nel 5% dei bambini.
  3. All’età di 15 anni l’enuresi persiste ancora nell’ 1-2%  della popolazione pediatrica.

Prevale nel sesso maschile con incidenza di 3:2, ma tale rapporto si pareggia nell’adolescenza.

Fattori favorenti

 

L’enuresi rivela la presenza di fattori favorenti multigenici; l’anamnesi familiare, infatti risulta spesso positiva per enuresi, col rischio di trasmissione che raggiunge il 77% se  entrambi i genitori sono enuretici; e il 44% se solo uno dei genitori è stato enuretico. L’anamnesi familiare, risulta invece negativa nel 15% dei pazienti.

Nell’enuresi (piì al letto) l’importanza dei fattori genetici emerge anche dalla prevalenza del disturbo nel 68% dei gemelli monozigoti e nel 36% dei gemelli dizigoti. E’stato localizzato in un tratto del cromosoma 13 possibile locus del gene responsabile dell’enuresi familiare: ENUR 1. tale gene sembrerebbe essere legato invece al gene presente sul cromosoma 12,  mentre una correlazione indefinita esiste fra enuresi e il gene presente sul cromosoma 8. Non esistono elementi predittivi sull’epoca della risoluzione spontanea del disturbo, ma dai dati emerge che il 98-99% dei soggetti risolvono il problema entro i 15 anni.

 

Classificazione

L’enuresi (pipì al letto) si definisce primaria quando non è stato mai raggiunto un periodo asciutto continuativo di almeno 6 mesi;  secondaria, presente nel  il 18-25% dei casi, quando, invece, compare dopo un periodo asciutto di almeno 6 mesi. L’enuresi  si distingue in monosintomatica e sintomatica, quest’ultima è caratterizzata dall’associazione con segni di disfunzione e minzione diurna.

 

Patogenesi

L’enuresi primaria e l’enuresi secondaria sono state generalmente considerate come entità separate con differente patogenesi.

L’ enuresi primaria sembra dipendere da:

  1.  disturbi del risveglio, per cui i bambini con enuresi non vengono risvegliati dalla sovradistensione vescicale. Molti genitori di bambini affetti da enuresi riferiscono che i loro figli hanno un sonno molto profondo e che difficilmente si svegliano. L’enuresi notturna si presenta in qualsiasi fase del sonno e non è collegata a una maggiore o minore profondità del sonno.
  2. poliuria notturna legata a una carente increzione notturna di vasopressina. Norgaard per primo ha dimostrato che in un numero di soggetti con neuresi notturna primaria viene persa  la pulsatilità  del ritmo circadiano dell’ADH, evidenziando un appiattimento del fisiologico picco notturno. In tal modo, vengono a mancare l’incremento dell’osmolarità urinaria notturna e la contrazione della diuresi per cui la produzione di urina durante la notte dovrebbe essere pari al 50% della produzione diurna.
  3. capacità vescicale notturna ridotta nei bambini con enuresi non monosintomatica con maggiore instabilità vescicale notturna rispetto alle ore diurne.
  4. combinazione di questi fattori

L’enuresi secondaria  prevede come cause patogenetiche la presenza di:

  1. stress psicologico come la nascita di un fratellino, un trasferimento, preoccupazioni scolastiche, la morte di un nonno o di un genitore;
  2. infezioni delle vie urinarie;
  3. disfunzioni minzionali;
  4. diabete mellito di tipo 1


Diagnosi dell’enuresi (pipì a letto)

 

La valutazione diagnostica prevede innanzitutto un inquadramento clinico con l’ analisi di alcuni punti fondamentali:

  1. familiarità per enuresi;
  2. età di acquisizione del controllo degli sfinteri e delle tappe dello sviluppo psicomotorio
  3. anamnesi per IVU (infezioni vie urinarie)
  4. anamnesi minzionale nelle ore di diurne con valutazione del mitto urinario, eventuale presenza di mutandine bagnate, fughe di urina o di urgenza minzionale;
  5. eventuale presenza di incontinenza fecale, di stipsi e parassitosi intestinale;
  6. esame della regione lombosacrale per evidenziare la presenza di anomalie che possano evidenziare una spina bifida occulta.

Enuresi notturna

Nell’enuresi notturna gli esami da effettuare comprendono:

  1. esame delle urine e, nei casi associati a disturbi minzionali diurni, esplorazione morfologica e funzionale della vescica.

Nel sospetto di lesioni neurologiche, mai monosintomatiche, l’inquadramento diagnostico dovrà essere completato da:

  1. esame neurologico;
  2. eventuale RMN del rachide;
  3. elettromiografia sfinterica.


Terapia enuresi (pipì a letto)

 

Partendo dal presupposto che non si deve curare l’enuresi ma il bambino enuretico, si comprende facilmente come l’inizio del trattamento sia strettamente correlato alla richiesta effettiva della famiglia del bambino di risolvere il problema. E’ doveroso intervenire quando l’enuresi comincia ad avere delle  ripercussioni psicologiche sul bambino che teme di essere giudicato, si sente diverso dagli altri, riduce l’autostima, rinunciando a una vita sociale, rinunciando alle gite con gli amici e a momenti di comunità. In poche parole non vive più, per colpa dell’enuresi con serenità e gioia momenti importanti per la sua formazione e per il raggiungimento di un adeguato equilibrio psico-fisico-intellettivo.

L’approccio è impegnativo perché prevede il coinvolgimento di tutto il nucleo familiare e non solo la partecipazione del bambino. Un fattore determinante, quindi, per il trattamento è la motivazione del bambino e della sua famiglia a risolvere il disturbo. È importante che la famiglia sappia che il disturbo talvolta richiede tempi lunghi per risolversi, che comunque nella maggior parte dei casi si risolverà spontaneamente  e che il bambino non deve essere colpevolizzato, deriso o addirittura punito.

 

Approccio comportamentale e farmacologico

Due diversi approcci vengono proposti per il trattamento dell’enuresi notturna: uno comportamentale l’altro farmacologico.

  1. L’approccio comportamentale, basato su tecniche di rieducazione vescico-sfinteriale, prevede innanzitutto l’osservazione di alcune norme generali quali la riduzione dell’ introduzione di liquidi nelle ore serali, lo svuotamento della vescica prima di dormire, la proscrizione del pannolone durante le ore notturne perché, anche se comodo, spinge il bambino a rifugiarsi in comportamenti infantili e l’incentivazione con premi da parte dei genitori per conseguimento dei primi risultati. La terapia comportamentale dell’enuresi notturna sembra dare i risultati migliori con alti casi di guarigione e basse percentuali di ricadute.
  2. l’ approccio farmacologico prevede la somministrazione di ormone antidiuretico nell’ipotesi di una sua carente produzione endogena durante le ore notturne. La desmopressina agisce in maniera selettiva sui precettori renali aumentando il riassorbimento dell’acqua e dei soluti a livello dei tubuli distali. Gli effetti collaterali comprendono la:
  • cefalea
  • intossicazione da acqua
  • iponatremia.

Per i disturbi minzionali diurni trova, invece, indicazione, un farmaco ad azione anticolinergica​ che agisce riducendo il numero e l’entità delle contrazioni vescicali e di conseguenza riduce l’ instabilità vescicale. Gli effetti collaterali possono essere dati da:

  • secchezza delle fauci
  • rash cutaneo
  • diarrea o stipsi
  • cefalea, vertigini.

Viene anche descritta la comparsa di episodi di pavor nocturnus che richiedono la sospensione della terapia. Il trattamento farmacologico dovrà essere affiancato dal training vescicale utile al fine di aumentare la capacità vescicale e correggere le abitudini vescicali sbagliate. L’enuresi notturna secondaria dovrebbe essere valutata e trattata come la forma primaria. Nei casi di enuresi secondaria, in cui sia stata esclusa una eziologia organica, può essere proposto lo stesso approccio considerando un eventuale supporto psicologico qualora venga individuato una causa scatenante.

 

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