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Mamma ho male alla testa

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Non è difficile sentire questa frase tra i bambini, soprattutto 
in età scolare quando impegni, compiti, problemi, tensioni 
emotive, stress psicofisico fanno da autentici detonatori di 
questo problema. 

Ecco come aiutare i nostri piccoli 








 





Definiamo il mal di testa

 

Con il termine cefalea identifichiamo un dolore a carico del cranio e del volto che può essere avvertito più comunemente a livello della fronte o delle tempie, ma anche al vertice o alla nuca. Possiamo distinguere due forme principali: la cefalea primaria o essenziale in cui non si identifica una causa organica e la cefalea secondaria in cui la causa è legata a malattie infiammatorie, vascolari e nei casi più gravi anche tumorali del cervello, o anche all’assunzione di farmaci, alcol e droghe. 

 

La cefalea essenziale 

 

E’ un disturbo molto ricorrente in età pediatrica, analogamente 
a quanto accade agli adulti. 
Generalmente si tratta di un fastidio lieve anche se talvolta è l’espressione di malattie sottostanti anche potenzialmente gravi. 
In ogni caso la cefalea limita lo svolgimento delle normali attività scolastiche ed extrascolastiche, causando una condizione ripetuta di malessere e proprio per questo motivo è bene non sottovalutare mai questo disturbo, bensì riservando la giusta attenzione e il giusto approccio consultoriale. 

 

Compito dei genitori

 

 

I genitori avranno il compito di aggiornare un diario in cui annotare la frequenza e le caratteristiche degli attacchi per meglio monitorare l’andamento del disturbo nel tempo.

 

La cura 

 

 

Nella maggior parte dei casi, soprattutto quando si tratta di 
cefalea tensiva, è sufficiente il trattamento all’occorrenza, ovvero mediante farmaci in caso di mal di testa intenso. Nei pazienti che soffrono invece di emicrania è opportuna una terapia preventiva mediante farmaci anti- emicrania  sempre sotto stretto controllo dallo specialista neurologo. Fondamentale inoltre è la valutazione di disturbi psicologici legati allo stress scolastico, le difficoltà di relazione con i genitori e con i coetanei, alla competitività e all‘ansia  in genere: tutti questi fattori  necessitano di una specifica visita psicologica. 

 

Emicrania

 

 

Possiamo prendere come riferimento i criteri di valutazione del 
IHS (International Headache Society 2004) che prendono in 
analisi due forme principali emicrania con e senza aura e la cefalea di tipo tensivo.  Per emicrania si intende un mal di testa 
che generalmente (ma non sempre nel bambino) interessa un lato 
della testa (emi= metà) concentrato sulla  fronte e  le tempie:

 

il dolore è tipicamente pulsante, luce e rumori infastidiscono, possono sopraggiungere anche nausea e vomito. Nei bambini 
più piccoli osserviamo momenti in cui il bambino diventa pallido, smette di giocare, cerca un posto tranquillo al riparo da luci intense e rumori. Talvolta subentrano vomito e sonno improvviso. L’ emicrania in genere  è un disturbo ereditario, è più frequente, nell’adolescenza ed è maggiormente più diffusa tra le donne.




Cefalea intensiva

 



In età infantile è molto comune la cefalea tensiva che coinvolge tutta la testa gravando con un senso di peso e di compressione, senza nausea e vomito; può sopraggiungere già la mattina oppure durante il corso della giornata, in modo particolare in coincidenza di stimoli forti quali stress scolastico, carenza di sonno, pasti non regolari ed alimentazione scorretta. Se ci troviamo innanzi questi sintomi è bene rivolgersi al pediatra e in seconda battuta a un neuropsichiatra infantile. La diagnosi prende avvio dalla raccolta completa della storia e clinica familiare del paziente; il bambino verrà sottoposta ad una visita generale pediatrica e successivamente neurologica, talvolta anche oculistica per 
escludere un difetto visivo, otorinolaringoiatrica per valutare 
casi di sinusite ed infine in alcuni casi esame con elettroencefalogramma. Se lo specialista lo ritiene necessario 
è bene effettuare anche una risonanza magnetica cerebrale per escludere forme secondarie di cefalea. 

( Tratto da un intervista pubblica:  Dottoressa Laura Siri neuropsichiatra infantile)


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