Pertosse: sintomi, trattamento e vaccinazione


 

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Pertosse

Generalità

La pertosse è una malattia infettiva acuta, contagiosa, diffusiva, di origine batterica che colpisce l’apparato respiratorio ed è conosciuta come tosse convulsa o canina. E’ caratterizzata da accessi di tosse  spasmodica accompagnata da un urlo inspiratorio​. La pertosse colpisce prevalentemente i bambini nei primi  5 anni di vita (40% nei primi 2 anni).  La malattia, una volta superata, conferisce immunità protratta (raramente si osservano recidive). La pertosse è diffusa in tutto il mondo ma è diventata rara nei paesi in cui è stata introdotta la vaccinazione. Il 90% dei casi di pertosse si riscontrano nei paesi in cui non viene effettuata la vaccinazione ed è causa di morte tra i bambini . In Italia la pertosse viene obbligatoriamente notificata alle autorità sanitarie.

Trasmissione e contagio

La pertosse si trasmette per contatto diretto, con le goccioline di Flügge; è altamente contagiosa. L’agente eziologico è la Bordetella pertussis, scoperta da Bordet e Gengou. E’ un piccolo (0’3-0,6) bacillo Gram-negativo, immobile, molto vicino nelle caratteristiche all’ Haemophilus influenzae o bacillo di Pfeiffer. Il bacillo può essere isolato dal muco espettorato con i colpi di tosse. 

 

Sintomatologia clinica

La durata dell’incubazione della pertosse è sconosciuta; tuttavia si ritiene in media 7-10 giorni. Il periodo della malattia può essere diviso in tre parti.

Fase catarrale, degli accessi. La fase catarrale dura una 1 a 2 settimane. L’inizio è subdolo: nelle prime vie respiratorie si forma un lieve catarro, accompagnato da:

  • rinite
  • starnuti
  • lacrimazione
  • febbricola
  • tosse che diventa sempre più stizzosa, prevalentemente notturna dopo alcune ore di sonno.
  • talvolta compare vomito in rapporto alla tosse
  • l’appetito diminuisce
  • il bambino dorme poco
  • la tosse a poco a poco assume la caratteristica di insorgere ad accessi.

Fase degli accessi  dura solitamente 2-4 settimane, ma può essere più breve o durare più a lungo. Gli accessi sono in numero variabile da pochi a 40-50 al giorno e sono prevalentemente notturni. Il bambino talvolta si comporta come se avesse premonizione dell’attacco. L’accesso è caratterizzato da:

  • 5-10 forti colpi di tosse (espirazione) non intervallati da inspirazioni; dopo un certo periodo di apnea si ha un’ispirazione profonda, forzata. L’aria nel passare attraverso la glottide serrata provoca  come urlo, “un canto del gallo” questa ripresa è caratteristica della pertosse. Dopo qualche atto respiratorio normale possono comparire nuovi accessi. 

Durante l’attacco il volto del bambino diventa prima rosso; poi cianotico con occhi congesti, lacrimosi; la lingua è protrusa; spesso si formano ulcerazione al frenulo della lingua e lesioni della lingua da morsicatura. Alla fine dell’ attacco può comparire vomito; spesso si ha emissione di muco denso, filante, vitreo.

Lo sforzo provocato dagli accessi può portare a:

  • emorragie sottocongiuntivali
  • emorragie cutanee (specialmente sotto-orbitali) che contribuiscono alla formazione di una facies caratteristica del pertossico.

Anche fuori dall’ attacco gli accessi possono essere provocati dall’ ingestione di alimenti o dal passaggio all’aperto in ambiente chiuso.

Fase di convalescenza: la fase della convalescenza incomincia dopo un periodo di tempo variabile dopo l’inizio della fase accessuale:

  • da 2 a 6 settimane
  • in media 4 settimane.

Le condizioni del soggetto con pertosse migliorano e gli accessi divengono meno frequenti e meno gravi. Tuttavia una certa abitudine alla tosse accessuale dura più a lungo; per lo più settimane, talvolta per più mesi; così pure per il vomito, che può essere provocato anche dalla tosse. L’insorgenza di un raffreddore, di una faringite, di una tracheobronchite durante i mesi che seguono al periodo accessuale può risvegliare la tosse accessuale e il vomito. La costituzione neuropatica favorisce il prolungarsi o il risveglio degli accessi; talvolta l’accesso e il vomito assumono per i bambini il valore di un mezzo per ottenere vantaggi (regali ecc..) dai genitori e parenti ansiosi.

Diagnosi

L’esame obiettivo e l’anamnesi rappresentano, di norma, il primo step del percorso che porta alla diagnosi di pertosse. L’esame del sangue praticato nella prima e seconda fase mette in evidenza una leucocitosi anche notevole (15-20.00 e più leucociti) con linfocitosi assoluta.

Il tampone faringeo permette di isolare il bacillo di B.G.

 

Il test della pertosse viene utilizzato per diagnosticare queste infezioni e per limitare la loro diffusione. Esistono diversi tipi di test per la diagnosi della pertosse:

  • Test molecolari (PCR) per la ricerca del materiale genetico di B. pertussis
  • Esame colturale
  • Test sierologici per la ricerca di anticorpi anti- B. pertussis (IgA, IgG, IgM)

 

Complicazioni

Le complicazioni della pertosse sono:

Complicanze polmonari:

Le complicanze polmonari costituiscono il 90% delle cause di morte del paziente con pertosse.

Complicanze neurologiche: (encefalopatia pertossica) provocano convulsioni e lesioni cerebrali che possono divenire permanente.

Complicanze emorragiche:  pericolose le cerebrali.

Terapia

La terapia antibiotica della pertosse dà risultati poco soddisfacenti, anche perché di solito viene iniziata quando la malattia dura da qualche tempo. L’antibiotico di elezione è l’eritromicina, che permette una rapida sterilizzazione del paziente.  Il bambino affetto da pertosse va tenuto in un ambiente tranquillo, giustamente caldo, umidificato. La posizione a letto va cambiata frequentemente per evitare il ristagno e facilitare l’emissione delle secrezioni. I pasti devono essere piccoli e numerosi, se il bambino vomita per effetto della tosse deve essere alimentato. Per i neonati gravemente affetti da pertosse  è raccomandato il ricovero in isolamento respiratorio. Nel lattante, l’aspirazione per rimuovere l’eccesso di muco dalla faringe può costituire una manovra salvavita.

 

Profilassi

La pertosse è una malattia infantile che può essere prevenuta dal vaccino, la cui incidenza è in aumento. Il vaccino si basa su batteri interi inattivati dal calore. È spesso associato con il vaccino antidifterico e antitetanico (Dtp). In Italia la vaccinazione è obbligatoria. Viene somministrata nei bambini a partire dal compimento dell’ottava settimana di vita. A causa della perdita di immunità nel tempo, sono necessari più richiami: la prima dose, la seconda e la terza vengono fatte a 6-8 settimane di distanza, a cui si aggiunge un’ultima dose di richiamo verso i 2 anni. 

 

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