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Tachicardia sopraventricolare



Definizione 

Il termine tachicardia sopraventricolare (TSV) comprende numerose aritmie differenti che hanno origine sopra i ventricoli e si associano a una frequenza cardiaca superiore o uguale a 100  battiti al minuto. Esistono in clinica vari tipi di tachicardia, che vengono classificati in base alla loro sede di insorgenza e ai meccanismi che ne sono responsabili.

 

Tachicardia sinusale

  • Per tachicardia sinusale si intende, in generale, un ritmo con una frequenza cardiaca superiore o uguale a 100 bpm. La tachicardia sinusale è caratterizzata da una sequenza ritmica di battiti con frequenza ≥ 100/ min che partono, come di norma dal nodo del seno e danno luogo a una normale successione dell’onda di attivazione elettrica  del cuore.

Tachicardia sinusale inappropriata

  • Questa rara forma di tachicardia presenta tutte le caratteristiche ECG di una tachicardia sinusale fisiologica, con onda P tipica di un’origine sinusale. Essa ricorre in modo incessante senza apparenti cause o in seguito a sforzi anche leggeri, per cui l’accelerazione del ritmo sinusale appunto “inappropriata”.

Tachicardia atriale polifocale

  • Questa forma particolare di tachicardia atriale è così chiamata in quanto sono presenti due o più onde P ectopiche a morfologia differente, che suggeriscono un’ origine da almeno due foci ectopici atriali; gli intervalli tra le onde P sono irregolari; come risultato, anche l’attività ventricolare è irregolare, simulando in diversi casi, una fibrillazione atriale. Questa aritmia insorge con una certa frequenza in pazienti con broncopneumopatia cronica ostruttiva o insufficienza respiratoria.

Tachicardia da rientro del nodo AV

  • E’ la causa più frequente di tachicardia parossistica sopra-ventricolare. E’ dovuta alla presenza di due vie all’interno del nodo AV: una più rapida velocità di conduzione, ma con un periodo refrattario più lungo, e l’altra a conduzione più lenta, ma con refrattarietà più breve. Attraverso questa doppia via si produce il circuito che permette il mantenimento della tachicardia. Generalmente compare in soggetti senza cardiopatia strutturale, più frequentemente in pazienti di sesso femminile di mezza età. La clinica si manifesta più frequentemente con palpitazioni, che generalmente vengono riferite al livello del collo, e che sono dovuta alla contrazione simultanea di atri e ventricoli che genera onde a “cannone”associate a ogni battito cardiaco.

Tachicardia da rientro seno-atriale

  • Questa rara forma di tachicardia, è dovuta a un rientro nei tessuti perinodali sinusali. E’ caratterizzata da onde P del tutto identiche a quelle sinusali, con una frequenza in genere relativamente bassa, intorno a 120-130 bpm. Per tale motivo essa è di solito ben tollerata. Ha origine improvvisa ed è innescata da extrasistoli. L’aritmia può essere sbloccata con il semplice MSC. La terapia farmacologica è basata su farmaci antiaritmici di classe II e IV (β- bloccanti e calcio-antagonisti​).

Tachicardia atriale

  • La tachicardia atriale si caratterizza per la presenza all’ECG  di un ritmo atriale regolare con onde P identiche, ma diverse dalla P sinusale. La tachicardia atriale può avere origine da un centro atriale ectopico o essere dovuta a un circuito di rientro intra-atriale. La frequenza abituale è di 130-220 bpm. L’attivazione dei ventricoli avviene attraverso le normali vie di conduzione e quindi il QRS è in genere è normale. La conduzione AV può avvenire con un rapporto 1 a 1; in questo caso, la frequenza ventricolare è tachicardica e uguale a quella atriale.

Ritmo giunzionale accelerato e tachicardia giunzionale automatica

  • Il ritmo giunzionale accelerato e la tachicardia giunzionale automatica sono caratterizzati da un esaltato automatismo di pacemaker situati nel nodo AV. La distinzione tra il ritmo è basata essenzialmente su un criterio di frequenza. Si parla di ritmo giunzionale accelerato se la frequenza è inferiore a 120 bpm, di tachicardia giunzionale se è superiore o uguale a 100 bpm.

 

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